Il racconto di fantasia
di Alessandra Muschella


“Eccomi! Sono tornato!” disse flemmatico Akahito, mentre lasciava cadere la sua bicicletta sul prato antistante la piccola abitazione, in cui viveva con Tara, sua moglie.
Lei canticchiava e la sua voce, melodiosa e tremolante, aveva un timbro similare al sottofondo proveniente da una vecchia radio, leggermente sverniciata, poggiata su un mobiletto verdino. Cantava una malinconica filastrocca ed era talmente presa dalla musica, ma anche dalla sistemazione di piccole perle e fiorellini di carta dentro a una scatola di vetro, che non aveva udito la voce del marito. Quando lui entrò, lei ebbe un sobbalzo e ripeté la solita cantilena che Akahito era costretto a sentire tutte le volte che tornava a casa: “perché non mi fai capire che sei arrivato?” E con una nota di disappunto, concluse: “un giorno o l’altro mi farai morire di paura”.
L’uomo, che amava quella donna da più di quarant’anni e che con quella donna ci era invecchiato, la conosceva così bene da prevedere ogni sua parola e sorrideva amorevolmente ogni volta che si ripeteva quel copione, in verità tutti i giorni da quando lei aveva cominciato a perdere l’udito.
Non sentendo risposta da parte del marito, Tara staccò gli occhi dal minuzioso lavoro che la impegnava, e le parve che lui, preparando il tè, fosse particolarmente assorto.
Per capire a cosa stesse pensando senza doverglielo chiedere direttamente, lo invitò a raccontarle della giornata e dei passerotti del fiume.
Sì perché Akahito, può sembrare strano a dirsi, era amico dei passerotti. Amico al punto che, tutti i giorni, rispettando il suo tacito appuntamento con i piccoli volatili, aveva il pensiero di recarsi nei pressi del fiume Ota e di trascorrere del tempo con loro. I graziosi uccelletti, non appena lui fermava la sua bicicletta, si andavano a posare su ogni centimetro del mezzo e anche su di lui. Gli si accalcavano confusamente intorno, come api sul fiore, cercando di accaparrarsi le mollichine sparse sulla sua mano. Ogni volta che questa si svuotava, lui la riempiva ancora rifornendosi dal tascone della sua bisaccia.
Quel giorno Akahito era particolarmente assorto, come Tara aveva giustamente percepito, perché giù al fiume era accaduta una cosa spiacevole alla quale l’uomo non riusciva a dare una spiegazione e della quale preferiva non parlare a Tara per non turbarla.
Mentre, come ogni giorno, dava da mangiare agli affezionati passerotti, si era accorto che sulla superficie dell’acqua, verso il centro del fiume, si dimenavano alcuni piccoli pesci. La cosa era alquanto insolita e lui aveva sospettato che qualcosa non stesse andando per il verso giusto. Avrebbe voluto correre in soccorso dei pesciolini ma, vecchio com’era, aveva già grosse difficoltà a deambulare, figuriamoci a nuotare! La cosa che gli riusciva meglio era andare in bicicletta e certo non avrebbe mai potuto raggiungere i pesciolini pedalando.
Mentre i passerotti beccavano velocemente la sua mano, lui guardava in direzione del gruppo di pesciolini che vedeva annaspare. Il suo sguardo era talmente concentrato in quel punto che non si accorse che una decina di uccellini, abbandonato il succulento pasto di mollichine, si erano recati in direzione dei pesci. Li vide solo nel momento in cui si trovavano a pelo d’acqua e, osservando quello che accadde dopo, restò sbigottito. I passerotti, coordinati in modo sorprendente, si lanciarono col becco verso l’acqua e ne riemersero con una busta di plastica blu gocciolante. La reggevano tutti insieme, forse consapevoli che solo un lavoro di squadra avrebbe potuto avere un esito positivo. Intanto che gli uccellini portavano la busta al buon Akahito, i pesciolini si dileguavano sul fondo del fiume finalmente liberi di nuotare.
“Tutto come al solito” disse l’uomo alla moglie mentre le si sedeva accanto. I due sorseggiarono il tè in silenzio guardandosi negli occhi.
La copertina del mio libro per ragazzi “Matilde e l’agave”, disponibile online.
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Certo che mi ricordo! Scriverò al più presto del libro in memoria della cara Antonella.
Un bellissimo e delicato racconto. Complimenti alla scrittrice Alessandra Muschella e a te cara amica Mimma, che l’hai qui a noi proposta… e mi è venuta ora un’idea… mi farebbe molto piacere che sul tuo blog parlassi anche del libro “Tutto come un gioco” di mia sorella Antonella. Ti ricordi, hai partecipato alla sua presentazione ufficiale circa 10 anni fa.
Davvero una storia carina. Sarebbe bello farla trovare ai bimbi nei loro libri di lettura perché è anche educativa.
Il “minacciato” racconto sull’uomo dei passerotti di Hiroshima c’è stato. Non è una semplice ripetizione della delicata scena con la bici sul fiume. Nella fantasia dei passerotti -coalizzati per raccogliere la mortale busta di plastica e salvare i pesci – chi ha sensibilità per capire può cogliere una superiorità della natura, rispetto all’uomo inquinatore e devastatore. Speriamo che i passerotti, gli uomini e le donne miti e illuminati governino il mondo o, meglio, che non ce ne sia bisogno. I passerotti, come gli umani empatici, non hanno bisogno di un ordine per aiutare chi è in pericolo.
Storia delicata, raccontata con garbo da Alessandra che, grazie alle sue pregevoli descrizioni di ambienti e personaggi, cala immediatamente il lettore in atmosfera. Delicato e nello stesso tempo significativo il richiamo alla tutela dell’ambiente naturale.